“L’andamento positivo dei fondi immobiliari quotati conferma le potenzialità del settore ma per coglierle il governo deve fare di più, molto di più”. Valter Mainetti, azionista di riferimento e amministratore delegato di Sorgente Group (che sta per quotare in Borsa la controllata Sorgente Res), commenta così i risultati di Borsa delle ultime settimane e aggiunge: “Qualche segnale di svolta si sta delineando. Gli annunci della presidenza del consiglio sul taglio delle tasse sulla casa sono un fatto positivo. La crisi dell’immobiliare è di portata tale che occorrono cambiamenti radicali. Non bastano segnali isolati, sia pure rilevanti. Serve una legge quadro di settore, che ne permetta il rilancio. Tutti sono consapevoli che è decisivo per dare una spinta forte all’economia. Finora nessuno è riuscito a passare dalle parole ai fatti. Matteo Renzi, che punta sulle discontinuità e sulle riforme, può farcela. Di sicuro ha una occasione formidabile per lasciare il segno. Deve farlo in fretta perché il rischio è che invece di andare avanti di torni indietro. Lo conferma la vendita di Italcementi, l’ennesimo caso di una grande azienda italiana che deve cedere il passo anche perché non ha potuto contare su un mercato interno adeguato.” Sempre Mainetti, diventato nelle settimane scorse uno degli azionisti di comando del quotidiano il Foglio insieme al banchiere Matteo Arpe, dice: “La grave crisi dell’edilizia ha colpito l’intera filiera, dalle costruzioni ai fornitori di materie prime come cemento e calcestruzzi. Se ci fosse stato un sostegno serio al settore anche la vicenda Italcementi poteva finire diversamente (evitando la vendita al gruppo tedesco, ndr).”
 

Cosa servirebbe?
«Occorre un provvedimento che coinvolga l’intera filiera raggiungendo almeno tre obiettivi: lo snellimento delle procedure, un pacchetto d’incentivi fiscali, la spinta alle banche affinché riaprano i cordoni della borsa tornando a finanziare gli investimenti nell’edilizia, dai restauri alle nuove costruzioni».
 
C’è qualche speranza?
«La strada è obbligata. Soltanto la ripresa del settore dell’edilizia permetterà l’uscita definitiva dalla crisi. In caso contrario i primi segnali di miglioramento sono destinati a restare tali. Non solo. C’è sempre la possibilità di fare marcia indietro».

Come dovrebbe muoversi Renzi?
«L’attesa, dopo che ha messo in soffitta l’idea che le tasse sulla casa siano un Bancomat per far quadrare i conti pubblici, è di una svolta vera. Dovrebbe lanciare una conferenza d’emergenza coinvolgendo le associazioni del settore, mettere a punto un pacchetto d’interventi coraggioso, convocare un consiglio dei ministri di carattere straordinario per trasformarli in legge.

Qual è il nemico da battere?
«Sul banco degli imputati ci sono le procedure amministrative, che generano burocrazia e inefficienze. Ma sono convinto che la deregulation in quanto tale rischia di non essere la soluzione. Sono i burocrati che dovrebbero darsi una mossa, senza nascondersi dietro il dito delle necessità di legge. Ci sono Paesi come la Francia che hanno procedure complesse come le nostre che, tuttavia, non impediscono al sistema di funzionare bene.

Chi sono gli altri che devono darsi una mossa?
«Certamente le banche, che restano sostanzialmente ferme, in attesa di una ripresa miracolosa che rischia di non esserci. Capisco la prudenza, naturale dopo l’ultima, grande crisi, ma è arrivato il momento di superarla. Dobbiamo entrare in una nuova era, quella del disgelo. I banchieri devono prendere coraggio e smetterla di guardare con diffidenza gli investimenti immobiliari. C’è molto da fare e altri settori ne guadagnerebbero. Perché, per esempio, non incoraggiare gli interventi di restauro dei centri storici? In città come Palermo cadono a pezzi, mentre potrebbero tornare ad essere dei gioielli, con vantaggio notevole anche per il turismo».

10 agosto 2015 (modifica il 10 agosto 2015 | 15:28)

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