“In tempi di editti si avverte la mancanza della lezione di Aldo Moro. Il racconto della sua vita e della tragica fine rinfresca però a noi stessi la sua memoria. In particolare indagando – e vuole essere soprattutto questo il contributo del servizio pubblico – su un aspetto meno conosciuto, quello del professore e del rapporto coi suoi studenti. E ci abbiamo messo tutti un pezzo di cuore…”. E’ un Mario Orfeo, commosso, che alla Sapienza di Roma, dove lo statista era ordinario di Scienze politiche, introduce l’anteprima della docufiction ‘Aldo Moro- Il Professore’, che andrà in onda martedì 8 maggio in prima serata.
Un’anteprima che la Rai ha voluto fosse anche un evento a livello nazionale coinvolgendo attraverso le sedi Rai anche un migliaio di studenti di università e delle scuole secondarie, per una visione e una riflessione collettiva sull’insegnamento e la storia dello statista sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. ”Abbiamo voluto unire in un ponte ideale- sottolinea il direttore generale Rai- le comunità universitarie e scolastiche di tutto il Paese in una giornata di grande impegno civile e memoria, organizzata dal servizio pubblico”.

Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction, spiega come il linguaggio Rai si ricolleghi alla memoria significativa per l’oggi, recuperando con l’attività di docente di Moro, la sua voce, il suo messaggio rispetto al mondo dei giovani, al senso dello Stato e di giustizia, nonché della politica le cui scelte di oggi ricadono sui figli dei figli.
Per Sergio Castellitto, efficace interprete di Moro, professore e giurista, è stata una meravigliosa opportunità. “Mi riempie di orgoglio ed energia” afferma. Sottolineando poi la riuscita del mix fra documenti del tempo e testimonianze e la parte divulgativa, Castellitto rileva come “talvolta i ricordi degli studenti di allora, come Mainetti, finiscano per emozionare più della parte narrativa”.

La docufiction, coproduzione Rai Fiction – Aurora Tv, per la regia di Francesco Miccichè e la consulenza storica del giornalista Giorgio Balzoni, lui stesso allievo di Moro, ha come sfondo l’attività di Moro all’Università Sapienza, nel rapporto con gli studenti fra i quali alcuni particolarmente impegnati nella contestazione e verso i quali lo statista manifesta sempre aperture e disponibilità. Anche il suo tragico rapimento fino alla condanna e all’assassinio delle Brigate Rosse viene narrato attraverso il vissuto dei suoi studenti.

E’ questa trama che si innestano i filmati dell’epoca, dalla strage di via Fani al corpo di Moro nella R4 rossa, e testimonianze oltre a Gero Grassi della Commissione parlamentare d’inchiesta, dei politici del tempo da Emanuele Macaluso, a Guido Bodrato, a Giuseppe Fioroni, a Marco Follini, a Giorgio Benvenuto. E anche, piùtoccanti, i ricordi degli ex allievi, fra i quali l’imprenditore di finanza immobiliare Valter Mainetti , oggi anche editore della testata del quotidiano ‘Il Foglio’: ”Quando Moro parlava – rileva con intensità, ricordando i suoi incontri – ciò che diceva faceva parte della storia, mentre i discorsi di altri docenti sia pure importanti, erano soltanto cronaca”.

Mainetti tiene poi a sottolineare che le lettere scritte durante la prigionia, che qualcuno aveva messo in dubbio, rilette anche recentemente, riflettono completamente la personalità e la sensibilità dello statista. E infine ricorda che quando accorse insieme ad altri studenti sul luogo del rapimento: ”ci chiesero quante fossero le borse di Moro, temendo forse che in alcune ci fossero segreti di Stato, ma non potevamo saperlo”.

La docufiction racconta infatti come lo stesso Moro da tempo temesse per la propria vita, perchè l’apertura ai comunisti non piaceva alle potenze internazionali, nonchè delle divisioni fra i politici, come Craxi e i radicali che si battevano per accertare lo scambio chiesto delle Brigate Rosse e la DC compatta perchè lo Stato non cedesse. Alla fine i dubbi sulle responsabilità restano, e forse il pensiero strategico e il senso della storia di Aldo Moro, avrebbero meritato più incisività.