Stabilità politica e continuità istituzionale. Un messaggio lanciato in sintonia, ieri mattina, al Quirinale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro, Benito Benedini. In una giornata intensa, con in mattinata la cerimonia della consegna delle onorificenze dell’Ordine “Al merito del lavoro” ai 25 Cavalieri nominati il 2 giugno, e nel pomeriggio l’assemblea della Federazione che ha segnato il passaggio di consegne da Benedini al neo presidente, eletto all’unanimità, Antonio D’Amato.
«Sono stati sei anni difficili ma meravigliosi, credo che la cosa più importante sia quello che abbiamo fatto per i giovani», ha detto Benedini, sottolineando come la Federazione abbia partecipato «con molta attenzione alla vita politica del Paese, come forse in passato non veniva fatto, agendo con la consapevolezza che chi rappresenta il 30% del Pil abbia il diritto-dovere di essere impegnato per il bene del Paese: una responsabilità che abbiamo sentito molto».
Impegno che il Capo dello Stato gli ha riconosciuto, rivolgendogli un «saluto particolare e un sincero apprezzamento»: come presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro «egli ha sempre rappresentato – ha detto Napolitano – sensibilità e attenzione per i problemi generali della nazione, della vita politica, economica e istituzionale del Paese, in un orizzonte ben più ampio di quello della singola impresa, categoria, o ceto di appartenenza, e di quello stesso dell’Italia per abbracciare il contesto europeo e mondiale».
Ora a raccogliere il testimone è Antonio D’Amato, ex presidente di Confindustria, dal 2000 al 2004, Cavaliere del Lavoro dal 2005, dal 2008 al 2013 presidente del Gruppo Mezzogiorno del Cavalieri del Lavoro. La sua azienda, il Gruppo Seda, è leader nel settore della produzione dell’imballaggio alimentare ed ha oltre 2.500 dipendenti.
«Ciascuno dei Cavalieri del Lavoro ha contribuito al progresso delle proprie aziende, ma anche del contesto in cui ha operato. Oggi i Cavalieri del Lavoro sono chiamati a dare un contributo decisivo per la ripresa economica del Paese», ha detto D’Amato. «Siamo in un momento in cui occorre ridare fiducia, mettere insieme le energie più vitali perché l’Italia progredisca verso il futuro, con azioni coerenti. I Cavalieri del Lavoro contribuiranno con impegno al rilancio del tema della competitività, strada maestra per riprendere a crescere, creare lavoro e aprire nuove opportunità. Crescita, sviluppo, competitività delle imprese e del Paese sono i temi fondamentali sui quali focalizzeremo la nostra attenzione nei prossimi tre anni». D’Amato ha riconosciuto quanto il programma di Benedini «un eccellente amico» sia stato incisivo sia nella scelta del Cavalieri, sia sulla formazione del giovani che sul futuro del Paese. Un apprezzamento condiviso da tutta la platea, che ha salutato il presidente uscente con un caloroso applauso e una standing ovation. D’Amato si è impegnato nella sua presidenza in un programma con uno sforzo in più di progettualità, proposta, visione, costruzione di un futuro che possa far rinascere la fiducia nelle coscienze degli italiani e dei giovani.
È stato breve il discorso di Benedini all’assemblea, ed egli stesso ha indicato i motivi: il primo e il secondo programma triennale sono stati raggiunti, in tutti i punti. In modo particolare si è soffermato sui giovani e sul collegio universitario della Federazione, Lamaro Pozzani. La Federazione sotto la sua guida ha aumentato il patrimonio netto del 30% e la liquidità altrettanto, facendo anche investimenti.
Ai giovani si era rivolto anche nel discorso al Quirinale, sottolineando la necessità di dare loro una «prospettiva concreta di lavoro e di vita». La lotta alla disoccupazione giovanile per Benedini «è una priorità». Un appuntamento dei più cruciali è la legge di stabilità, su cui l’Europa tiene lo sguardo su di noi. Altro appuntamento, ha sottolineato Benedini, la riforma delle legge elettorale. L’aveva già detto un anno fa, ricorda, sempre al Quirinale, ora il problema resta ed è più urgente. Sempre un anno fa , ha detto rivolgendosi a Napolitano, fotografavamo un’Italia che pareva finalmente affrontare il passaggio dall’emergenza alla progressiva stabilizzazione». Quel processo in questi 12 mesi È stato breve il discorso di Benedini all’assemblea, ed egli stesso ha indicato i motivi: il primo e il secondo programma triennale sono stati raggiunti, in tutti i punti. In modo particolare si è soffermato sui giovani e sul collegio universitario della Federazione, Lamaro Pozzani. La Federazione sotto la sua guida ha aumentato il patrimonio netto del 30% e la liquidità altrettanto, facendo anche investimenti.
Ai giovani si era rivolto anche nel discorso al Quirinale, sottolineando la necessità di dare loro una «prospettiva concreta di lavoro e di vita». La lotta alla disoccupazione giovanile per Benedini «è una priorità». Un appuntamento dei più cruciali è la legge di stabilità, su cui l’Europa tiene lo sguardo su di noi. Altro appuntamento, ha sottolineato Benedini, la riforma delle legge elettorale. L’aveva già detto un anno fa, ricorda, sempre al Quirinale, ora il problema resta ed è più urgente. Sempre un anno fa , ha detto rivolgendosi a Napolitano, fotografavamo un’Italia che pareva finalmente affrontare il passaggio dall’emergenza alla progressiva stabilizzazione». Quel processo in questi 12 mesi «è stato messo alla prova». E Benedini ha ringraziato Napolitano in quanto «ha rifiutato di arrendersi proprio perché non fosse costretto ad arrendersi il Paese» e perché «ha speso tutte le sue forze per trovare anche quando la strada era strettissima, una via d’uscita».
Alla cerimonia erano presenti tra gli altri il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, quello del Lavoro, Enrico Giovannini, il presidente del Senato, Pietro Grasso. Benedini, rispondendo a una domanda dei giornalisti riferita a Berlusconi, ha detto che in caso di interdizione dai pubblici uffici decadono automaticamente e immediatamente le onorificenze, quindi anche quella di Cavaliere del Lavoro. A revocare il titolo, comunque, non sono i Cavalieri del Lavoro ma spetta al presidente della Repubblica.«è stato messo alla prova». E Benedini ha ringraziato Napolitano in quanto «ha rifiutato di arrendersi proprio perché non fosse costretto ad arrendersi il Paese» e perché «ha speso tutte le sue forze per trovare anche quando la strada era strettissima, una via d’uscita».
Alla cerimonia erano presenti tra gli altri il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, quello del Lavoro, Enrico Giovannini, il presidente del Senato, Pietro Grasso. Benedini, rispondendo a una domanda dei giornalisti riferita a Berlusconi, ha detto che in caso di interdizione dai pubblici uffici decadono automaticamente e immediatamente le onorificenze, quindi anche quella di Cavaliere del Lavoro. A revocare il titolo, comunque, non sono i Cavalieri del Lavoro ma spetta al presidente della Repubblica.

Cavalieri del lavoro per i giovani